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Vallombrosa



Ubicata alle pendici del Pratomagno, nel comune di Reggello, la foresta di Vallombrosa ha la forma di un pentagono irregolare e ricopre tutto il versante tra le quote di 530 e 1350 metri.

 Dal punto di vista geologico predomina la formazione dell’Oligocene: si tratta di rocce sedimentarie dalle quali derivano terreni diversi, ma in generale poveri di calcare e piuttosto acidi. Nonostante la notevole pendenza dei versanti, il fenomeno delle frane e dell’erosione è limitato e si avverte solo in poche pendici sfavorevolmente esposte o scarsamente ricoperte dal manto forestale.

I corsi d’acqua presenti hanno scarsa importanza idrografica, forti pendenze, breve lunghezza e caratteri fortemente torrentizi, con magre che possono portare fino al completo prosciugamento nel periodo estivo. Quasi tutti questi fossi finiscono nel torrente Vicano di Vallombrosa, il principale affluente del Vicano di S. Ellero. Nella foresta abbondano sorgenti e fonti di acque freschissime perenni. L’idrografia della foresta comprendeva anche un laghetto artificiale ormai scomparso presso l’attuale località “Il Lago”.

Il clima è caratterizzato da un regime pluviometrico mediterraneo con piogge concentrate soprattutto in autunno e con minimo marcato in estate. La media annua è di 1390 mm. In inverno sono frequenti le precipitazioni nevose che però non persistono a lungo. La temperatura media annua è di 10°C, con minime di -10/-15°C in inverno e massime di 30/35°C nel periodo estivo. I venti spirano con notevole intensità determinando a volte danni alle abetine.

La foresta di Vallombrosa rientra grosso modo nella zona fitoclimatica del Castanetum per tutta l’area al di sotto di 1000 m e nella zona del Fagetum al di sopra di tale altitudine. A cavallo dei 1.000 m di quota possiamo individuare una fascia di transizione fra le due zone.

Cenni storici sull’evoluzione della foresta

L’importanza della foresta non riguarda solo l’ambito naturalistico ma anche quello storico-forestale. Anticamente, prima dell’intervento dell’uomo, la foresta era prevalentemente composta da latifoglie quali il faggio e il cerro. Furono i monaci a introdurre la coltura artificiale dell’abete bianco, dando inizio alla creazione di una delle più rinomate abetine dell’Appennino toscano.

Come già ricordato, nel 1866 l’amministrazione passò allo Stato Italiano che vi insediò il primo Istituto Forestale d’Italia e che avviò un’intensa opera di rimboschimento oltre che di modernizzazione della rete viaria. Si continuò l’opera di diffusione dell’abete, riducendo l’area della faggeta verso l’alto e del castagno verso il basso.

L’applicazione dei piani d’assestamento che si sono succeduti dal 1876 fino ad oggi ha modellato la formazione forestale preesistente, introducendo colture artificiali di conifere su vaste superfici.

Vallombrosa è stata una delle più antiche e rinomate stazioni di villeggiatura dell’Appennino toscano. Nel 1901 venne classificata "stazione climatica" con la legge n° 535 del 29 dicembre che imponeva a scapito delle finalità economiche, la difesa del paesaggio e la tutela dell'aspetto estetico. Per far ciò, senza compromettere la possibilità di sviluppo della villeggiatura estiva, fu adottato un saggio provvedimento che vietava la concessione edilizia all'interno della foresta, permettendo la creazione, a soli due chilometri dall'Abbazia di Vallombrosa, di un villaggio alberghiero in località Saltino.

Si è sviluppato il turismo di massa: durante il periodo estivo, specialmente nei fine settimana, molte persone si spostano dalle città e dai paesi limitrofi alla ricerca di un riparo dal caldo e dallo stress cittadino. Si può dire che Vallombrosa sia diventata il parco pubblico dei fiorentini.

Vallombrosa è stata, ed è tuttora, un importante centro di diffusione dell'istruzione forestale: furono infatti i suoi monaci a divulgare, agli inizi del XIX secolo, le prime norme sulla buona coltura dei boschi appenninici con particolare riguardo all'Abete bianco.

Nel 1869 fu fondata la Scuola forestale nell'Abbazia di Vallombrosa dove rimase fino al 1912, quando, trasformata in Istituto Superiore Forestale, si trasferì a Firenze. Dodici anni dopo venne trasformato in Istituto agrario e forestale e successivamente nel 1936 in facoltà di Agraria dell’Università di Firenze.

L'Amministrazione di Vallombrosa mette a disposizione degli studenti di Firenze l'albergo del Paradisino, appositamente attrezzato.

Proprio per conservare a Vallombrosa il privilegio di questa funzione didattica, i piani di assestamento hanno sempre previsto la conservazione di tutti i possibili tipi di bosco ed una varietà di trattamenti selvicolturali, indipendentemente dalle considerazioni economiche. Numerose sono le particelle sperimentali di conifere esotiche e di grande importanza è l’arboreto creato dal Perona nel 1880 e fornito di specie rare provenienti da ogni parte del mondo.

I frequentatori di Vallombrosa sono istintivamente attratti dalle suggestive bellezze della natura e del paesaggio. Ma il desiderio di tanti di godere di questi luoghi deve coesistere con la necessità di preservarne l’integrità. Proprio per questo il Piano di assestamento del 1969 auspicava una più incisiva opera di educazione ambientale, attraverso la predisposizione di materiale divulgativo ed il coinvolgimento di organizzazioni attente alla conservazione della natura.

La realizzazione di percorsi didattici attrezzati, oltre ad aumentare il livello di conoscenza sui singoli aspetti della foresta, dovrebbe favorire lo sviluppo di una maggiore sensibilità ambientale ed educare il turista ad un uso più consapevole del bosco.

Fonte: www.agraria.org

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